FRANCESCO I DE’ MEDICI E LA FLOTTA TOSCANA

Siamo alla venticinquesima puntata della serie di articoli di Luca Moreno sulla storia di Firenze. Le immagini sono numerate in continuità con quelle del ventiquattresimo articolo.

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Francesco I de’ Medici e la flotta toscana

di Luca Moreno

Figura 71: Francesco I de' Medici ritratto da Maso da San Friano (da Wikipedia)

Figura 71: Francesco I de’ Medici ritratto da Maso da San Friano (da Wikipedia)

A Cosimo, nel 1574, successe il figlio Francesco I de’ Medici (1541 – 1587) (figura 71) il cui regno durò tredici anni, ma dobbiamo ricordare che Francesco aveva già ottenuto dal padre la reggenza fin dal 1564. Il nuovo Granduca, attratto dai suoi studi di chimica e dagli esperimenti con i suoi alambicchi, non ebbe certo le doti del padre, né come politico, né come amministratore. Aveva però ricevuto un’istruzione di gran livello, ed era colto e intelligente: suo il merito di aver commissionato al Vasari la costruzione, in Palazzo Vecchio, del celebre Studiolo, sublime per architettura e pittura (figura 72). Inoltre, ereditò uno Stato ben amministrato, con una Firenze ormai assurta al ruolo di capitale.

Nel 1565 Francesco si era sposato con Giovanna d’Austria, figlia dell’Imperatore Ferdinando I. Si trattava di una coppia dalle ben poche doti fisiche: lui magro e con occhi sempre malinconici, sia pure in un volto dai lineamenti assai regolari; lei bruttina e sgraziata nelle forme. Francesco era fra i pochi sopravvissuti di tutta la numerosa prole di Cosimo ed Eleonora: Maria era morta nel 1557 a diciassette anni; Lucrezia nel 1561, a causa della tisi; Giovanni e Garzia, nel 1562, negli stessi giorni in cui moriva la madre Eleonora; Isabella, fatta sposare a Paolo Giordano Orsini, morirà uccisa dal marito che volle vendicarsi di un tradimento, nella Villa di Cerreto Guidi. Stessa sorte era toccata, nel 1576, a Eleonora di Toledo, omonima e parente della consorte di Cosimo, che era andata in moglie a un altro dei fratelli di Francesco, Pietro, e anch’ essa punita dal marito, sempre per questioni di tradimento. Ben diverso il caso di Ferdinando, avviato alla carriera ecclesiastica e diventato Cardinale ancora giovanissimo, il quale rimproverava a Francesco quella relazione, ormai a tutti nota, con Bianca Cappello (figura 73), una veneziana di nobile famiglia, donna elegante e amante dell’arte e della cultura, che aveva lasciato casa e parenti per seguire a Firenze Pietro Bonaventura, un tipo poco raccomandabile e squattrinato.

Francesco era arrivato proprio nel momento in cui più disperate apparivano le condizioni economiche dei due. Un colpo di fulmine; un amore a prima vista per una passione che si estinguerà solo con la morte dei due protagonisti. Ma, come è noto, due donne a comandare in uno stesso luogo e su uno stesso uomo raramente assicurano un ambiente familiare rilassato e sereno; e così Francesco si trovò tra due fuochi: da una parte quell’amante che non gli dava tregua, chiedendo per sé uno spazio sempre maggiore, tanto da essere ormai considerata più importante della moglie ufficiale, e dall’altra quest’ultima che, insieme ai famigliari di Francesco, chiedeva che egli ponesse termine a quella relazione, che offendeva il buon nome dei Medici; ma l’amore per Bianca era smisurato: né valsero lamentele e rimproveri a dissuaderlo.

Francesco reggerà lo Stato fino al 1587; un regno effettivo di circa ventitré anni, che mostra un principe sostanzialmente sbiadito. Gli si rimprovera di essersi affidato troppo alle decisioni dei suoi ministri, anche se questa era paradossalmente l’opposto di ciò che veniva criticato a Cosimo. Fatto è che Francesco non era adatto alla politica; la sua fantasia la riservava ai suoi esperimenti scientifici. Inoltre era gravato da un difetto di comunicatività che, in un governante, può produrre risultati deleteri, e che spiega il suo attaccamento a Bianca, l’unica in grado di comprenderlo.

Lo studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio (da Wikipedia)

Figura 72: lo studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio (da Wikipedia)

Fra le cose ben svolte, occorre ricordare il riordino del complesso urbano di Livorno, affidandone il piano edilizio a Bernardo Buontalenti (1536-1608), ormai molto impegnato nel servire i Medici. Tra le critiche, invece, quella di aver trascurato la politica estera; ma quale ruolo poteva giocare la Toscana dopo la Pace di Cateau-Cambresis, stipulata nell’aprile del 1559, con la quale si pose fine alla guerra ultradecennale tra gli Asburgo e la Francia e si stabilì il sostanziale predominio della Spagna su larga parte dell’Italia? La Repubblica di Venezia e il Granducato di Toscana erano rimaste fuori da tale predominio, perché, per quel che riguarda la Toscana, essa ancora si avvantaggiava dell’abile politica di Cosimo I de’ Medici; tuttavia questo trattato definì gli equilibri europei per tutto il secolo successivo, spostando il baricentro sull’Atlantico e ufficializzando la debolezza politica italiana, riconfermando protagoniste della scena europea la Spagna e la Francia, mentre oltre le Alpi continuava a esistere il Sacro Romano Impero, sotto la Dinastia degli Asburgo; è chiaro, quindi, che le mutate condizioni internazionali non consentivano più margini di manovra significativi a uno Stato che, seppure tra i primi al mondo per prestigio, arte, bellezza e qualità di vita era ormai, politicamente parlando, uno “staterello”.

Purtroppo, tale minorità politica non riguardava solo la Toscana, ma tutta la nostra Italia, che dovette subire tale condizione per più di tre secoli; e, occorre dirlo, non vi corrispose, nel popolo italiano, una precisa coscienza nazionale in grado di produrre quello scatto d’orgoglio utile a cacciare gli stranieri dal nostro territorio.

Nel 1578 Giovanna d’Austria moriva di parto; non aveva il fisico di una donna adatta a far figli; nonostante questo, mise al mondo sei femmine e un maschio; ma i Medici avrebbero avuto bisogno di un rapporto di genere rovesciato: invece i maschi scarseggiavano. Filippo, l’unico, morì a cinque anni. Una sorte non migliore attendeva alcune delle figlie: Romola, Anna, Isabella, Lucrezia, scomparse appena nate o a pochissimi anni, mentre Eleonora – nata nel 1567 – sposerà Vincenzo Gonzaga, Duca di Mantova. Per la figlia Maria si rinnoverà invece quanto già accaduto per Caterina de’ Medici: anche lei diverrà Regina di Francia, come moglie di Enrico IV di Borbone. La situazione familiare non felice di Casa Medici inevitabilmente si ripercuoteva sullo Stato; ci si chiedeva chi avrebbe regnato dopo la morte di Francesco, visto che il suo unico fratello, di quelli rimasti in vita, era un ecclesiastico (Pietro, l’altro fratello, era uno sciagurato, incapace di badare a se stesso).

Invece sarà proprio Ferdinando a raccogliere l’eredità politica di Francesco nel 1587, quando quest’ultimo morirà all’improvviso, seguito il giorno dopo da Bianca Cappello, mentre i due si trovavano nella Villa di Poggio a Caiano; il che, ovviamente – visti i rapporti non buoni tra i fratelli – generò voci di avvelenamento da parte di Ferdinando. Ma si trattò della stessa febbre malarica che uccise la madre di Francesco, Eleonora e i suoi fratelli Garzia e Giovanni. A rendere comunque più concreto il sentimento di odio di Ferdinando per Bianca fu l’ordine impartito dal Cardinale di seppellire il corpo della veneziana non con gli altri membri della famiglia dei Medici, ma in un cimitero della Parrocchia di San Lorenzo, cosicché di Bianca Cappello non si seppe più nulla. Finì così il periodo contrastato di Francesco che, nonostante – per i motivi appena descritti – non si possa definire luminoso, rientra senz’altro in quella che è ancora la fase positiva del dominio mediceo, che ora riceve un ulteriore rincalzo dal Regno del Granduca Ferdinando.

Bianca Capello ritratta da Alessandro Allori (da Wikipedia)

Figura 73: Bianca Cappello ritratta da Alessandro Allori (da Wikipedia)

Ma, prima di conoscere le caratteristiche del suo regno, dobbiamo dedicare qualche riga al ruolo che Firenze ebbe sui mari, nonostante, come è noto, da ogni mare Firenze sia lontana. Innanzitutto occorre dire che l’interesse della nostra città verso questo tipo di attività poteva essere concepito solo in un’ottica regionale quale era, come abbiamo visto, quella inaugurata da Cosimo I. Il giovane Duca aveva capito infatti che l’assenza di tranquillità nei commerci e negli affari si sarebbe inevitabilmente riverberata sul suo governo; ed è per questo che decise di fortificare i suoi possessi sulla costa, allo scopo di opporre agli attacchi dei pirati una solida difesa. Nel 1543 Firenze era rientrata in possesso di Pisa e Livorno, prima cedute alla Spagna, e Cosimo seppe sfruttare i due porti sia per scopi difensivi che di attacco; gli affari intanto avevano ricominciato a dare buoni frutti e le casse dello Stato stavano offrendo a Cosimo quei mezzi necessari alle spese che incontrava nell’operazione. Firenze non possedeva navi. Poche barche e male armate erano la sua unica risorsa militare: una flotta che pareva più adatta alla pesca, che non a proteggere uno Stato con coste per molti chilometri e porti da difendere. Fu per questo che Cosimo provvide alla costruzione di un gruppo di navi che, in attesa di aumentarne il numero, avrebbero garantito quelle condizioni necessarie di una prima difesa. Furono costruite negli arsenali di Pisa galere da guerra di grossa stazza, ma anche adatte a muoversi con facilità negli scontri contro i Barbareschi, che affidavano gran parte dei loro successi alla manovrabilità dei loro navigli.

La morte di Cosimo, nel 1574 fece segnare una battuta di arresto a questo tipo di attività, poiché il figlio Francesco mostrò ben minore impegno; forse ebbe timore delle ingenti spese che avrebbe incontrato nel perseverare nella politica marittima del padre, anche se ciò non gli impedì di cercare l’avventura sul mare. Francesco infatti usò la flotta realizzata dal padre come un mezzo per garantirsi nuova ricchezza, adibendola a proteggere quei legni, che facevano commercio con i porti del Mediterraneo. Del resto, in Europa si stava vivendo un nuovo momento politico: le antiche contese – che avevano visto Francia e Spagna contrapposte – si erano ora smussate; erano anche cessati o quasi i massicci interventi della flotta turca sui nostri mari. Anzi, Francesco faceva di tutto per dimostrare a Costantinopoli che ormai nessuna rivalità li divideva e che Firenze e i Turchi potevano agevolmente avere rapporti commerciali.

All’arrivo del fratello Ferdinando si ebbero di nuovo anni turbinosi sia nei rapporti fra Oriente e Occidente che tra Francia e Spagna; inoltre Ferdinando, avendo scelto di avvicinarsi alla Francia, dovette subire un attacco delle forze di mare di Filippo II, Re di Spagna, che mise in pericolo la costa toscana senza che vi si potesse reagire efficacemente, vista la scarsa competitività di quanto era rimasto della flotta creata inizialmente. D’altra parte Ferdinando non mirava ad avere navi sufficienti per confrontarsi con le grandi potenze, ma quel tanto che fosse sufficiente sul piano bellico ad allontanare gli attacchi pirati e sul piano commerciale a garantire l’accrescimento delle sue personali ricchezze e di quelle ella sua famiglia, e insieme a portare denaro nelle casse dello Stato. Una valida flotta poteva dare guadagni più che non l’intero complesso commerciale di Firenze; in particolare il Porto di Livorno, che, essendo stato dichiarato “porto franco”, garantiva al Granduca il ricavato di grosse somme di denaro, fu attrezzato per offrire un approdo sicuro a vascelli di ogni stazza, per poi diventare struttura propedeutica alla nascita di nuovi cantieri navali, superando nel tempo per importanza quelli già esistenti a Portoferraio e Pisa. Ferdinando promosse poi spedizioni esplorative sulle vie degli oceani, inviando navi fin sul Rio delle Amazzoni, per poi penetrare all’interno di quelle terre che il fiume attraversava, con lo scopo principale di portare a casa tutto l’oro che si poteva trovare, ricavato dalle miniere del posto, che si dicevano ricchissime. L’impresa però dette scarsi frutti sotto l’aspetto economico, anche se ottimi sul fronte del fascino dell’esotico: alcuni indiani, che erano stati portati sulle navi nel viaggio di ritorno, fecero stupire i fiorentini. Ma furono destinati a morire poco dopo di influenza, causata da un ambiente a loro non idoneo.

Nella prossima puntata riprenderemo la narrazione da Ferdinando I, fratello di Francesco, che succederà a quest’ultimo.

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