IL DOMINIO FRANCESE A FIRENZE

Siamo alla trentaduesima puntata della serie di articoli di Luca Moreno sulla storia di Firenze. Le immagini sono numerate in continuità con quelle del trentunesimo articolo.

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Il dominio francese a Firenze

di Luca Moreno

Ludovico I di Borbone Parma (da Wikipedia)

Ludovico I di Borbone Parma (da Wikipedia)

Il 9 febbraio 1801, con il Trattato di Lunéville, firmato fra Francia ed Austria, si stabiliva che la Toscana, ora denominata Regno d’Etruria, fosse data ai Borbone di Parma, per compiacere la Spagna, alleata di Napoleone. Così si insediò a Pitti Ludovico I di Borbone Parma (1773-1803) (figura 93) nipote del Re di Spagna Carlo IV e marito di Maria Luisa Borbone Spagna, figlia del Re medesimo. Due cugini che governano la Toscana, privi di ogni esperienza, giovani ma poco attraenti, lui malaticcio ed entrambi cordialmente odiati dai Toscani, ma soprattutto dei fantocci, poiché le truppe francesi che Napoleone aveva lasciato in Toscana facevano capire chiaramente chi comandava. I due si comportavano come se fossero sovrani di un vasto impero; invece il Regno di Etruria era un organismo istituzionale diviso nel 1808 – secondo l’uso francese – in tre dipartimenti denominati: Mediterraneo, Ombrone e Arno, corrispondenti all’incirca, rispettivamente, alla costa tirrenica, alla parte meridionale ed a quella settentrionale della Toscana. Il regno dei due nuovi sovrani durò però soltanto due anni, perché il 27 maggio 1803 il Re d’Etruria morì.

Dalla coppia era nato Carlo Ludovico di Borbone Parma (1779-1883) ed ora, morto il marito, la già citata Maria Luisa di Borbone Spagna (1782-1824) diventa reggente, anche se la sua azione di governo si rivelerà assai mediocre. La Toscana era costantemente presidiata da truppe francesi, in quanto Parigi temeva che potessero verificarsi delle sommosse, anche se si era fatto in modo che la presenza di questi soldati – in Firenze erano pochissimi – fosse la meno appariscente possibile. Comunque ben altri erano i problemi che impensierivano la Francia, che si trovava ora di nuovo in guerra con l’Inghilterra, il che per la Toscana significava soprattutto difficoltà nel Porto di Livorno per il traffico delle merci, poiché gli Inglesi non consentivano che nessuna nave entrasse o uscisse; e la paralisi dell’unico porto toscano comportava l’aggravarsi dell’economia del paese. Maria Luisa corse ai ripari chiamando a riordinare le finanze dello Stato Vittorio Fossombroni, uomo colto ed economista di fama che piaceva molto anche a Napoleone; ma l’impresa apparve superiore anche alle capacità del Fossombroni, e i risultati del suo intervento furono assai modesti.

Elisa Bonaparte (Wikipedia)

Elisa Bonaparte (Wikipedia)

Intanto Lucca stava vivendo giorni tristi: Napoleone aveva deciso che il tempo d’esser retta a Repubblica era finito e che la città, da lui in modo sprezzante chiamata “Repubblica nana”, per le sue piccole dimensioni, doveva ora essere trasformata in una monarchia, per dare la città alla sorella Elisa e a suo marito Felice Baciocchi, che infatti il 18 marzo 1805 ricevettero – ormai Napoleone era Imperatore – il Principato di Lucca e Piombino. Evidentemente ciò non era sufficiente per soddisfare le bramosie di Elisa; e così il 3 marzo 1809 Maria Anna Bonaparte Baciocchi detta Elisa (1777-1820) (figura 94) divenne Granduchessa di Toscana. Questi sono momenti in cui la storia assume aspetti ridicoli, per non dire patetici. A riprova di ciò, si pensi che il 23 novembre 1807 un inviato di Napoleone aveva comunicato alla Reggente Maria Luisa di Borbone che la Toscana sarebbe stata destinata ad altri e che a suo figlio, in cambio di quello d’Etruria, era stato destinato il trono del Portogallo settentrionale. Lo straordinario fu che non soltanto Maria Luisa perse la Toscana, ma suo padre e sua madre dovettero rinunciare al trono di Spagna: Napoleone li aveva esautorati.

Insomma, nonostante la Rivoluzione Francese, i cui principi e il cui significato positivo ai fini dell’evoluzione della moderna società europea è innegabile; nonostante l’importantissimo contributo della legislazione napoleonica nella riformulazione dei codici che andranno a costituire i futuri ordinamenti giuridici europei; ebbene, nonostante tutto ciò, anche nella nuova Francia il modo di gestire il potere non era mutato; anzi, potremmo dire aggravato da una forma arrogante di nepotismo quale fu quello instaurato da Napoleone. Quanto a Maria Luisa Borbone, le fu consigliato di risiedere a Nizza. Elisa intanto entrò a Firenze il primo aprile 1809. Il 2 ci furono grandi festeggiamenti e una parata militare, durante la quale il consorte Felice Baciocchi passò in rivista le modeste forze armate dello Stato. Elisa indossava un abito da amazzone, cercando di essere all’altezza del ruolo di Granduchessa e di sorella dell’uomo più potente del mondo. Pranzi e balli si susseguivano nei palazzi della nobiltà e nella Villa del Poggio Imperiale (figura 95), che Elisa mostrò di preferire a Palazzo Pitti.

La Villa del Poggio Imperiale (da Wikipedia)

La Villa del Poggio Imperiale (da Wikipedia)

Le dame della nobiltà fiorentina, superata ogni iniziale diffidenza, le si strinsero attorno sulla base del principio che, in fondo, anche gli antenati dei Medici erano dei bottegai; si poteva quindi accettare questa parvenue, che dopo tutto era sorella di un Imperatore che, nel 1810, sposa Maria Luisa d’Austria, figlia di un altro Imperatore: Francesco I Asburgo; un matrimonio che avrebbe dovuto saldare definitivamente l’antica nobiltà europea con quella recentissima dei Bonaparte. Il 3 luglio 1810 Elisa, dopo Felice Napoleone (1798) ed Elisa Napoleona (1806), partorì Girolamo Carlo; ma, nonostante la figliolanza, la Granduchessa non rinunciò alla vita mondana, turbata però da una preoccupazione non da poco. Se infatti Maria Luisa – l’austriaca – fosse riuscita a dare un erede a Napoleone, ogni speranza di vedere uno dei suoi figli sul trono imperiale sarebbe definitivamente sfumata. Questa ambizione si rivelerà un’illusione, ma per motivi diversi da quelli immaginati dalla sorella dell’Imperatore dei Francesi: Napoleone ebbe infatti un erede legittimo da Maria Luisa, nato il 20 marzo 1811, tuttavia Napoleone Francesco, detto il Re di Roma (Napoleone II) non regnerà mai, perché suo padre sarà detronizzato pochi anni dopo, ed egli stesso morirà a soli 21 anni. Ma questi eventi, seppur non lontanissimi, nel 1811 non erano nemmeno immaginati, né tanto meno pensati come possibili.

Elisa, cioè, era convinta di occupare una posizione solidissima e quindi di essere libera di esprimere tutte le sue bramosie di donna che voleva molto più della Toscana; e, a causa di ciò, si scontrava frequentemente e duramente con il fratello, che sovente le ricordava come da lui e solo da lui dipendesse ciò che non le sembrava bastare. Elisa si lamentava del fatto che la Toscana da Regno d’Etruria era tornata a essere un Granducato e, conseguentemente, del suo titolo ridotto; arrivò anche ad assumere iniziative personali, che però nei fatti non le consentiranno di incidere se non nella vita mondana della sua Corte. In questa altalena di richieste e dinieghi, si inserisce il Principe consorte Felice Baciocchi, che ora ha il grado di Generale e che pretende quello di Granduca, dovendo invece accontentarsi del titolo, assai onorifico, di Principe di Piombino: questi gli atteggiamenti di una nobiltà creata da un Imperatore, nato per distruggere la vecchia nobiltà, dalla quale invece rimane psicologicamente soggiogato, al punto da scimmiottare gli apparati e i riti esteriori delle Monarchie, in qualche caso antichissime, che in nome della libertà aveva abbattuto.

Napoleone distribuiva Principati, Ducati e Contee come fossero regali personali; ma tali nomine erano prive di un significato storico che le giustificasse; un gioco che però non durò a lungo perché già cominciavano a manifestarsi i primi segni del mutare della sua fortuna: il 17 aprile 1811 morì il figlio di Elisa, Girolamo Carlo; aveva poco più di un anno, e la sua scomparsa lasciò la madre nello strazio. Due anni dopo il sogno di Napoleone fu interrotto dal brusco risveglio della sconfitta di Lipsia (19 ottobre 1813). Nel novembre dello stesso anno, Elisa da Firenze inviò messaggi a Parigi in cui affermava di non voler per nessun motivo abbandonare la Toscana; sperava che gli insuccessi del fratello fossero di breve durata; confidava che Napoleone riuscisse a ribaltare in suo favore la situazione; ma sarà amaramente delusa dagli eventi successivi, che non lasceranno all’Imperatore che l’unica scelta di accettare l’esilio all’Isola d’Elba (1814). Il primo febbraio 1815 la Granduchessa Elisa partì, nottetempo, da Firenze. A Palazzo Pitti la servitù capì che tra non molto si sarebbero rifatti vivi i Lorena. Si trattava di cambiare di nuovo qualche mobile, qualche suppellettile, qualche quadro…

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