RITORNO DEI MEDICI A FIRENZE E FINE DELLA REPUBBLICA

Siamo alla ventitreesima puntata della serie di articoli di Luca Moreno sulla storia di Firenze. Le immagini sono numerate in continuità con quelle del ventiduesimo articolo.

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Ritorno dei Medici a Firenze e fine della Repubblica

di Luca Moreno

Dopo la morte del Savonarola, le fazioni cittadine si rituffano nella lotta per il potere. Per rimediare a questo stato di sostanziale anarchia, si ricorre all’elezione di un Gonfaloniere a vita che, raccogliendo la funzione degli antichi podestà, avrebbe dovuto offrire le massime garanzie di imparzialità. L’incarico tocca a Pier Soderini, uomo onesto ma ingenuo e privo di spiccate capacità politiche che, in questo crepuscolo del Quattrocento, collabora a diminuire il prestigio internazionale della città.

Diminuzione patita peraltro dall’Italia intera, che vive un declino politico inarrestabile: Francia e Spagna la considerano ormai un campo di battaglia sul quale battersi per la supremazia, mentre Papa Giulio II della Rovere, eletto nel 1503, alla testa delle sue truppe con elmo e corazza, si preoccupa soprattutto di conquistare altri territori alla Chiesa. Nel frattempo, il Cardinale Giovanni, figlio del Magnifico, che dal 1499 non si era più mosso da Roma, riesce a entrare nelle grazie del nuovo Papa e a convincerlo che è suo interesse riportare i Medici a Firenze, cosicché nel 1512 le truppe spagnole della Lega Santa, costituita per iniziativa di Giulio II, marciano sulla città.

Leone X (da atlantedellarteitaliana.it)

Figura 64: Leone X (da atlantedellarteitaliana.it)

A Firenze, il governo, presieduto da Pier Soderini, ha deciso di resistere organizzando, su consiglio di Niccolò Machiavelli, Segretario della Repubblica, una milizia cittadina che, a differenza delle truppe mercenarie, dovrebbe in teoria mostrarsi più affidabile. Le truppe spagnole alleate del Papa danno però una prova spaventosa di ferocia e determinazione, che cancella ogni speranza dei fiorentini. Nell’agosto del 1512, dopo aver messo a ferro e fuoco Prato e passato a fil di spada circa duemila persone, gli spagnoli aprono la strada ai Medici che, dopo un esilio di diciotto lunghi anni, il primo settembre, rientrano a Firenze. Il periodo che intercorre tra il ritorno dei Medici e l’avvento di Cosimo I, che segna la nascita del Granducato di Toscana, è particolarmente intricato. Ritengo pertanto utile, per un documento destinato al web, sintetizzare in alcuni punti essenziali gli eventi più significativi.

Con Giovanni e Giuliano, figli di Lorenzo, rientra anche Giulio, il figlio illegittimo di Giuliano, morto nella Congiura dei Pazzi. Il Cardinale Giovanni, ritenendo più opportuno far ritorno a Roma in compagnia del cugino Giulio, affida il governo della famiglia nelle mani del fratello minore Giuliano de’ Medici, anch’ egli figlio del Magnifico, che però viene richiamato a Roma quando, nel 1513, il Cardinale Giovanni diventa Papa con il nome di Leone X (figura 64), il Pontefice che dovrà confrontarsi con Martin Lutero. Giuliano, inviato in Francia come legato pontificio alla corte di Francesco I, riceverà dal Re il titolo di Duca di Nemours. È la prima volta che i Medici conquistano il soglio pontificio e un titolo nobiliare, rispettivamente con Leone X e l’appena citato Giuliano.

Il ruolo di capo della città passa al nipote del Magnifico, Lorenzo de’ Medici, figlio di Piero. Del Magnifico però, questo Lorenzo non ha ereditato che il nome: è un tipo cupo e irascibile, alla cui sete sfrenata di potere non corrisponde alcuna reale capacità politica. Per lui Leone X, non senza difficoltà, conquisterà nel 1516 il Ducato di Urbino. Tuttavia Lorenzo, odiato non poco dai fiorentini, morirà di tubercolosi nel 1519.

Clemente VII (da Wikipedia)

Figura 65: Clemente VII (da Wikipedia)

La morte di Lorenzo lascia a Papa Leone più di un problema da risolvere, perché da una parte bisogna riparare ai danni provocati dal nipote nel corso del pur breve periodo in cui ha governato Firenze, dall’altra si deve pensare alla successione. Per riparare alla vertiginosa caduta di popolarità della famiglia, il Pontefice spedisce allora a Firenze il cugino cardinale Giulio de’ Medici – figlio illegittimo del Giuliano, assassinato nella congiura dei Pazzi – che diminuisce le imposte, riordina le finanze, riforma l’amministrazione della giustizia e soprattutto restituisce ai corpi elettivi i diritti che Lorenzo aveva loro sottratto, riuscendo così in cinque mesi a conquistarsi molte simpatie; ma Giulio rimarrà ben poco Signore di Firenze, poiché nel 1523 viene eletto Papa con il nome di Clemente VII. (figura 65)

Il primo problema del nuovo Pontefice è, ancora una volta, di ordine familiare, poiché nel palazzo di Via Larga vivono da qualche anno due cugini, entrambi illegittimi, che si odiano reciprocamente: Ippolito de’ Medici, il figlio naturale di Giuliano, Duca di Nemours, e Alessandro de’ Medici, che Clemente spaccia per figlio di Lorenzo, Duca di Urbino, ma che probabilmente è figlio suo, nato da un rapporto avuto non si sa bene se con una contadina della campagna romana o con una schiava di origine slava (rispettivamente figura 66 e 67). Per certi aspetti la situazione è paradossale: ai vertici della famiglia ci sono due Medici illegittimi, patrocinati da un Papa dello stesso casato e anch’egli figlio illegittimo. Clemente cerca di prendere tempo, limitandosi a inviare a Firenze il Cardinale Silvio Passerini – cui in seguito si aggiungeranno i Cardinali Innocenzo Cybo e Niccolò Ridolfi, con l’unico scopo di tenere sotto controllo i due ragazzi; dopodiché si dedica interamente agli affari dello Stato Pontificio, che deve confrontarsi con i due grandi rivali del tempo: Francesco I di Francia e l’Imperatore Carlo V d’Asburgo.

Come rappresentante della famiglia Medici, Clemente si sente più vicino alla Francia, ma nei fatti non opterà mai in modo chiaro per un partito o per l’altro, dando vita a una snervante altalena. Quando nel 1525 l’Imperatore Carlo V infligge la disastrosa sconfitta di Pavia a Francesco, facendolo addirittura prigioniero, Clemente si schiera in apparenza col vincitore, mentre in segreto forma la Lega Santa con la stessa Francia, l’Inghilterra, Firenze e Venezia. Le truppe raccolte dal Pontefice e dalla Serenissima marciano in Lombardia contro l’esercito imperiale, ma quest’ultimo riesce a prendere Milano e a respingere il nemico nei pressi di Lodi. Durante queste operazioni perde la vita uno dei più valorosi capitani dell’epoca, Giovanni dalle Bande Nere, membro del ramo cadetto dei Medici, che tra poco conosceremo come padre di Cosimo I, Granduca di Toscana.

Ippolito de' Medici (da Wikipedia)

Figura 66: Ippolito de’ Medici (da Wikipedia)

Carlo V decide allora di attaccare direttamente il Papa “traditore” e, nel 1527, dopo un drammatico assedio, mette a sacco la Città Eterna, costringendo Clemente VII a fuggire a Orvieto, mentre i lanzichenecchi, soldati di ventura luterani provenienti dalla Baviera e dalla Franconia, si abbandonano a eccessi di ogni tipo. Roma sarà lasciata dagli Imperiali solo dopo alcuni mesi di distruzione e di morte quando la peste, comparsa all’improvviso, comincerà a mietere vittime anche tra i soldati.

Nel frattempo, a Firenze la politica ondivaga del Papa non ha raccolto consensi, e alla notizia del Sacco di Roma molti pensano che sia giunto il momento di bandire di nuovo i Medici dalla città. Clarice, figlia di Piero lo Sfortunato e moglie di Filippo Strozzi, per la quale è un disonore che il palazzo degli avi sia occupato dai due illegittimi cugini, si fa promotrice di tale iniziativa, riuscendo a convincere il marito ad appoggiare il partito antimediceo. Il 19 maggio del 1527, Ippolito, Alessandro e la piccola Caterina (che altro non è che la futura Caterina de’ Medici, Regina di Francia) sono cacciati da Firenze. È il terzo esilio dei Medici, che rinfocola in città le speranze di ricreare una nuova Repubblica; e a questo scopo viene nominato Gonfaloniere Niccolò Capponi, ma il gesto equivale a una dichiarazione di guerra nei confronti di Papa Clemente, che per vendicarsi provoca un nuovo conflitto tra Carlo V e Francesco I, accordandosi in segreto con il primo, a danno del secondo: Clemente riconoscerà la supremazia dell’Asburgo in Italia, incoronando Carlo imperatore – cosa che si realizzerà a Bologna l’anno dopo – e in cambio questi favorirà il ritorno dei Medici.

In questo modo Firenze si trova a dover combattere contemporaneamente sia contro Clemente VII che contro Carlo V; situazione che diventa gravissima, quando il Re di Francia, in cambio della Borgogna, rinunciando a ogni pretesa sui territori italiani, abbandona i suoi alleati, lasciando così la nostra città ad affrontare da sola l’esercito che l’Asburgo ha messo a disposizione del Papa. Il 14 ottobre del 1529 gli Imperiali comandati dal principe d’Orange giungono a Firenze. Ha inizio il celebre Assedio di Firenze, per rispondere al quale si fa terra bruciata per un miglio intorno alle mura: ville, chiese, conventi, vigneti, alberi, giardini, sparisce tutto. Michelangelo Buonarroti si era assunto l’incarico di progettare le opere di difesa militare e di mettere in piedi la difesa intorno al Colle di San Miniato, punto strategico per gli attacchi nemici. La popolazione, pur battendosi strenuamente per i dieci lunghi mesi dell’assedio, si deve arrendere alla schiacciante superiorità numerica degli Imperiali. L’una dopo l’altra, Volterra, Pistoia, Prato, Lastra a Signa e San Miniato cadono in mano nemica. Nel luglio del 1530 il Principe d’Orange sferra l’attacco decisivo a Gavinana, nella quale i fiorentini danno il loro meglio, ma la vittoria è degli spagnoli.

Prima di spalancare le porte al nemico, Firenze riesce a strappare a Clemente la garanzia che la Repubblica sarà mantenuta, mentre il Pontefice, da parte sua, s’impegna a mostrarsi magnanimo verso chi ha impugnato le armi per la causa repubblicana. Così non sarà: molti avversari dei Medici saranno torturati e uccisi, altri esiliati. Ed è solo per non suscitare una nuova rivolta che il Papa decide di affidare transitoriamente la città nelle mani di un suo rappresentante, Baccio Valori.

Dieci mesi più tardi, Clemente è in grado di attuare per intero il suo piano, e il 5 luglio del 1531 il già citato figlio Alessandro de’ Medici prende possesso del palazzo di Via Larga. Nelle fasi iniziali Alessandro è nominato Capo della Repubblica, ma frattanto, per ordine del Papa, si comincia a costruire la futura Fortezza da Basso – destinata ad accogliere le truppe imperiali che garantiranno la difesa della Dinastia. Il 1° maggio del 1532, Alessandro convoca i membri della Signoria nel suo palazzo e dà pubblica lettura dell’ordinanza imperiale che abolisce le istituzioni repubblicane e gli conferisce il potere assoluto.

Alessandro de' Medici (da Wikipedia)

Figura 67: Alessandro de’ Medici (da Wikipedia)

Raggiunto l’ambito traguardo, Clemente è libero di dedicarsi ai suoi intrighi. Muore il 25 settembre dell’anno successivo, pochi mesi dopo che lo scisma promosso da Enrico VIII ha sottratto l’Inghilterra alla supremazia papale. Con la scomparsa di Clemente VII, Firenze rimane nelle mani del Duca Alessandro, insidiato però dalle pretese di Ippolito (figlio naturale di Giuliano), al quale è impossibile accettare senza reagire la nomina a duca dell’odiato cugino; ma nel 1535 Ippolito muore, lasciando così campo libero ad Alessandro. Il 19 giugno del 1536, quando sposa Margherita nella Chiesa di San Lorenzo, il Duca sembra ormai saldamente al potere. Ma i colpi di scena non sono finiti.

Tra i tanti personaggi di dubbia fama che circondano il primo Duca di Firenze c’è anche un Medici di nome Lorenzino, discendente del ramo cadetto della famiglia e quindi lontano cugino di Alessandro. Nato nel 1514, Lorenzino, come tutti lo chiamano per il suo fisico minuto, o Lorenzaccio come verrà poi significativamente ribattezzato, ha un carattere ambiguo. Simulando, si finge buon compagno di Alessandro e ne diviene il delatore e l’uomo di fiducia; in realtà, cova il disegno di assurgere alla gloria di novello Bruto, facendosi giustiziere dell’intera cittadinanza. Per realizzare lo scopo (cui non è forse estranea l’idea di mettersi un giorno al posto del parente), Lorenzino decide, sfruttando la nota passione per il sesso femminile di Alessandro, di organizzare per lui un incontro galante fissato per la notte dell’Epifania del 1537. Ma ad aspettare Alessandro non ci sono femmine, bensì un sicario: Michele di Tavolaccino, detto Scoronconcolo, che assesta al Duca, caduto sotto il pugnale del cugino, un mortale fendente alla gola. Il cadavere viene scoperto soltanto il giorno dopo, quando Lorenzino è già a Bologna, da dove proseguirà per Venezia.

Da un punto di vista politico il gesto è del tutto velleitario: nei drammatici momenti successivi alla morte del despota, il partito antimediceo si mostra infatti diviso e incerto. Ne approfitta la fazione opposta, che elegge successore di Alessandro, Cosimo, figlio di Giovanni dalle Bande Nere. Come primo atto del suo governo, il nuovo Duca condanna a morte Lorenzino, esule a Venezia. La sentenza sarà eseguita ben undici anni dopo e in forma tutt’altro che canonica: raggiunto in riva alla laguna dai sicari di Cosimo, Lorenzino morirà a sua volta pugnalato. La sua scomparsa non susciterà rimpianti a Firenze, a dimostrazione del fatto che l’iniziativa di assassinare Alessandro era stata del tutto personale. L’ascesa al potere di Cosimo è un passaggio fondamentale nella storia dei Medici, di Firenze e di tutta la regione. Nella prossima puntata inizieremo a descrivere la storia secolare del Granducato di Toscana.

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